domenica 31 gennaio 2010

CLAUDIO BAGLIONI SI SCHIERA A FIANCO DI COLORO CHE SACRIFICANO LA VITA PER LA LIBERTA' E LA DEMOCRAZIA IN IRAN. GRAZIE BAGLIONI



DOMENICA 31 GENNAIO 2010



"Iran, non voltiamoci dall'altra parte!"
Mercoledi, 27 January 2010
Messaggio di Claudio Baglioni per i diritti umani in Iran



"Se anche una sola persona al mondo non è libera, non lo sei neanche tu.

Libera la libertà.

La sua. La tua. Quella di noi tutti.

J.F. Kennedy nel 1963 disse: 'La libertà è indivisibile e quando un solo uomo è reso schiavo, nessuno è libero'.

Più tardi Václav Havel aggiunse: 'L'attacco alla libertà di uno è un attacco alla libertà di tutti. Fino a quando la società sarà divisa nell'indifferenza, e gli uni osserveranno in silenzio la persecuzione degli altri, nessuno si affrancherà dalla manipolazione generale'.

Ogni persona sa che la libertà è il bene più prezioso. Il più difficile da raggiungere. Il più facile da perdere.

Fino a quando anche una sola persona non sarà libera, nessuno lo sarà mai veramente.

Non voltiamoci dall'altra parte.

Alle donne e agli uomini cui in Iran - e in ogni altra parte del mondo - non è permesso coltivare ed esprimere idee e opinioni, facciamo sentire che tutti noi che lo possiamo fare siamo accanto a loro e che non sono soli".

A 09:35 LINK A QUESTO POST


ROMA, SABATO POMERIGGIO, FIACCOLATA CONTRO LA PENA DI MORTE, DI FRONTE AL VATICANO
Fiaccolata di solidarietà con il popolo iraniano di fronte al Vaticano per sensibilizzare l'opinione pubblica contro la nuova campagna di esecuzioni in Iran.
La fiaccolata è stata organizzata dall'Associazione giovani iraniani in Italia contro l'esecuzione di due giovani avvenuta alcuni giorni fa dietro la diretta richiesta dell'Ayatolterrore Ali Khamenei in vista di una nuova ondata di manifestazioni popolari in occasione dell'11 febbraio prossimo, anniversario della rivoluzione del 1979. Alla fiaccolata hanno partecipato anche alcuni cittadini stranieri e italiani.




A 03:52 LINK A QUESTO POST


APPELLO URGENTE CONTRO LA NUOVA ONDATA DELLE ESECUZIONI POLITICHE IN IRAN


IRAN: ESIGE UN'AZIONE URGENTE PER EVITARE UNA NUOVA CARNEFICINA UMANA
CHIEDIAMO INTERVENTO DEL GOVERNO ITALIANO CONTRO LA NUOVA CAMPAGNA DI TERRORE
LA POLITICA DEL SILENZIO-ASSENSO E' UNA LEGITTIMAZIONE DI QUESTA CAMPAGNA DI ESECUZIONI

Secondo le nostre attendibili fonti interne, recentemente e in special modo dopo la grande rivolta della giornata di Ashura che ha segnato una data storica, il Consiglio di sicurezza nazionale iraniana ha deciso, dietro esplicito ordine del capo supremo, ayatolterrore Ali Khamenei, una nuova ondata di esecuzioni politiche contro i giovani arrestati durante le manifestazioni di protesta.
La campagna è iniziata ufficialmente con l'impiccagione improvvisa di Arash Rahman Pour e Mohammad reza Zamani avvenuto alcuni giorni fa senza un preavviso ne ai loro avvocati e ne alla loro famiglia. Il padre di uno dei due ragazzi ha appreso la notizia dell'impiccagione attraverso il telegiornale quando il procuratore di Teheran Abbas Jafari Dowlatabadi annunciava ufficialmente la loro esecuzione.
Secondo le mie attendibili informazioni, le intenzioni del regime dei mullah sono molto serie e lo dimostrano anche il processo appena iniziato contro altri 16 ragazzi accusati di "MOHAREBE", che secondo la nefasta costituzione islamica comporta inevitabilmente la condanna a morte. Di recentemente, alcuni deputati del parlamento hanno proposto un urgente disegno di legge che riduce da 20 a 5 giorni il tempo dell'esecuzione della condanna a morte contro chi viene riconosciuto dai tribunali della rivoluzione come "MOHAREB"!
Negli ultimi giorni numerosi imam del venerdi tra cui i mullah Ahmad Khatami e Jannati hanno pubblicamente incitato il governo a "impiccare in pubblico i ragazzi e le ragazze MOHAREB che scendono in piazza e scandiscono slogan contro la santa repubblica islamica".
Questi sono tutti segnali che ci preoccupano fortemente sulla sorte dei prigionieri politici e delle ragazze e dei ragazzi arrestati dopo le farse elezioni del 12 giugno. Secondo quanto mi hanno confermato le fonti interni, tutte le persone arrestate vengono sistematicamente sottoposti alle più disumane forme di violenza fisica e morale fino alle violenze sessuali di gruppo onde costringerli a confessare di "essere al soldo degli americani, inglesi e israeliani", "in cambio della loro imminente libertà"!
Tutto ciò è successo esattamente con le ultime due persone impiccate. Ma al posto della loro liberazione è arrivata una improvvisa esecuzione clandestina senza la presenza dei loro avvocati e genitori.
E' doveroso sottolineare che con l'avvicinarsi della data del 11 febbraio che coincide con le celebrazioni dell'anniversario della rivoluzione, il regime dei mullah sta programmando una carneficina dei giovani iraniani al fine di terrorizzare la popolazione e scoraggiarla di scendere in piazza. Si prevedono grandi manifestazioni di protesta popolari per la data dell'11 febbraio.
Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia lancia un grido di allarme contro la nuova ondata di esecuzioni e chiede un urgente intervento di tutti coloro che hanno la facoltà di agire contro tali crimini. In particolar modo Associazione dei rifugiati politici iraniani si rivolge direttamente al presidente del consiglio italiano on. Silvio Berlusconi per chiedere una ferma condanna di questa nuova campagna di repressione e di impegnarsi per evitare la realizzazione di una nuova carneficina umana, aggiungendo che il regime dei mullah non si fermerà allo sterminio del popolo iraniano e reagirà , al tempo opportuno, anche contro coloro che con il loro "silenzio-assenso" hanno permesso la realizzazione di questi disumani piani di sterminio degli oppositori. Il terrorismo esterno iraniano è la parte integrale della politica di repressione interna e, la costruzione della bomba atomica sarà il futuro ombrello protettivo di questo sistema che si regge su tre pilastri: la repressione, il terrorismo e la bomba atomica.
Davood Karimi, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

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mercoledì 20 gennaio 2010

Iran: piano per condannare a morte 5 detenuti per le rivolte con l’accusa di cooperare con il PMOI.

Il giudice dei mullah, Salavati: Secondo l’articolo 186 del Codice Penale islamico , fino a che il nucleo del PMOI(MEK) rimarrà in vita, tutti i suoi membri e sostenitori , anche se non coinvolti nella frangia armata, saranno considerati molare( nemici di Dio).

NCRI- Lunedì 18 Gennaio 2010, il regime clericale ha indetto una corte illegale presieduta da Salavati, nella quale si è richiesto che venga adottata la “punizione più severa” nei confronti dei 5 detenuti per le rivolte che hanno avuto luogo nel giorno santo di Ashura( 27 Dicembre), con l’accusa di cooperare con il PMOI/MEK , di essere “Mohareben” ( condurre cioè la guerra contro Dio) e di essere collusi contro la sicurezza nazionale. Per impedire che rilascino rivelazioni importanti informazioni, il regime clericale si è rifiutato di divulgare i nomi degli imputati.

Salavati, che è stato coinvolto nell’esecuzione e tortura di centinaia di coloro che sono stati arrestati durante le rivolte nazionali e anche di altri prigionieri politici, deve essere processato per crimini contro l’umanità insieme al suo equivalente, Saeed Mortazavi.

Il giudice del processo penale, ha fatto di tutto per radunare una serie di dichiarazioni in grado di collegare le rivolte ai “ contatti satellite e ai nuovi sbocchi”, “alle comunicazioni internet”, e “ ai collegamenti con l’intelligence americana e ai suoi canali di ricerca”. Allo stesso modo ha fallito bel nascondere la sua trepidazione in merito all’attacco dei dimostranti per il “principio del velayat-e faqik ( norma clericale) , che ha descritto come “l’intensificazione delle misure “ che costituiscono “il pilastro del sistema governativo”.
Egli non avrebbe nemmeno nascosto il suo sollievo per il fatto che il “sistema” si è organizzato in modo tale da sopravvivere un altro giorno alla rabbia e all’odio dei dimostranti ( Agenzia Fars, 18 Gennaio 2010).
Ha poi dichiarato il falso, sostenendo che gli imputati “siano stati addestrati in Iraq e nei paesi europei dal PMOI, per essere impiegati nel terrorismo e nelle rivolte.”

Tali ridicole bugie, che sono ricordi delle accuse lanciate dalla polizia segreta dello Shah ( SAVAK) durante gli ultimi giorni del regime, servono solo ad aumentare il terrore e la pressione del regime clericale e lasciano intuire una sua imminente fine.
Salvati ha anche detto che fino a che “il nucleo del PMOI non verrà eliminato, l’Articolo 186 del Codice Penale islamico,dovrà essere applicato al PMOI. “
In accordo con questo articolo , “ Fino a che il nucleo di questa organizzazione rimarrà in vita, tutti i suoi membri e sostenitori …saranno considerati mohareb (nemici di Dio), anche se non coinvolti nella lotta armata”.

Prima di questo, il mullah Ebrahim Raeesi, Primo Deputato del Corpo Giudiziario del regime e uno dei responsabili del massacro di 30 mila prigionieri politici nel 1988, ha detto:” Il PMOI è un movimento organizzato e “ tutti coloro che lo aiutano in ogni circostanza e in ogni modo.. saranno considerati mohareb “.
Raeesi ha sottolineato che usando bastoni e sassi i dimostranti dimostrano di meritasti l’accusa di essere mohareb, che comporta la pena di morte (Tv di Stato, 30 Dicembre 2009).

Nel frattempo altri due prigionieri politici accusati di “avere contatti con il PMOI “ sono stati condannati a 10 e 15 anni di carcere in questi giorni. Trascorreranno metà dei loro termini carcerari in regioni remote con climi inospitali.

SABATO 23 GENNAIO ALLE ORE 18 FIACCOLATA PER RICORDARE I 27 ANNI DI NEDA


MARTEDÌ 19 GENNAIO 2010


COMUNICATO STAMPA
Sabato prossimo se le mani criminali del regime fondamentalista ed integralista dei mullah non avessero spezzato e portato via la vita di Neda, simbolo della donna in rivolta contro la tirannia, Neda avrebbe compiuto esattamente 27 anni. Per commemorarla, ricordarla e rinnovare il nostro impegno nel seguire la sua strada fino alla realizzazione della libertà e la democrazia in Iran, le Associazioni Donne Democratiche, Giovani insieme all'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia organizzeranno una fiaccolata di fronte all'ambasciata iraniana a Roma in via Nomentana numero 361. Chiediamo la partecipazione di tutti coloro che hanno visto attraverso le immagini trasmesse via internet e hanno avuto la coscienza turbata da tanta barbarie del regime dei mullah di riunirsi attorno a noi e dimostrare alla sua famiglia la nostra vicinanza e solidarietà. E' gradita la partecipazione con candele e rose bianche.
Per coloro che volessero mandare le loro adesioni e partecipazioni si prega di scrivere all'Email: irandemocratico@yahoo.it
E per coloro che desiderano mandare fiori si prega di scrivere l'indirizzo seguente: Roma, via Nomentana di fronte all'ambasciata iraniana numero 361
In seguito con il consenso riporterò sul sito irandemocratico.it le adesioni e i messaggi .
Karimi Davood, presidente dell'Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

giovedì 14 gennaio 2010

DOMANI MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO IRANIANO DI FRONET ALL'AMBASCIATA DEI MULLAH A ROMA


Comunicato stampa
L' Associazione Giovani Iraniani ha indetto una manifestazione di solidarieta' con il popolo iraniano per domani alle ore 14 di fronte all'Ambasciata del regime fondamentalista dei mullah.
Nelle carceri iraniane si trovano tuttora migliaia di ragazze e ragazzi arrestati durante le manifestazioni post elettorali di protesta. Sono sottoposti ai piu' disumani trattamenti fisici e morali e rischiano seriamente la vita. L' attentato di alcuni giorni fa contro il fisico iraniano aumenta la nostra preoccupazione per la sorte dei giovani arrestati e detenuti nelle famigerate carceri iraniane e potra' essere usato come pretesto per iniziare una nuova ondata di esecuzioni dei prigionieri politici. Pertanto chiediamo la partecipazione di tutti coloro che desiderano esprimere la loro vicinanza alle leggittime richieste di liberta' e di democrazia del popolo iraniano.

Azar Karimi, presidente dell'Associazione Giovani Iraniani

mercoledì 13 gennaio 2010

RONCHI: Se necessario l'Iran prenda decisioni importanti sui diritti umani


13 gennaio 2010
"L’Europa deve essere anche in grado di prendere misure importanti di fronte a una realta’ che lede i fondamentali diritti umani". Lo ha affermato il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi, a margine del Consiglio informale dei ministri europei a La Granja, sottolineando che l’Iran e’ "un altro tema sul quale l’Unione europea ha mancato di farsi sentire.

Dobbiamo mantenere una porta aperta nei confronti dell’Iran ma non possiamo far finta di nulla e chiudere gli occhi di fronte a una realta’ che inquieta il mondo: e l’Europa rispetto a questi temi non esserci". Per Ronchi, infatti, non bisogna "rompere il filo di speranza del dialogo ma non dobbiamo anteporre interessi economici alla tutela dei diritti umani".

Azar Karimi, leader dell’Associazione Studenti Iraniani in Italia


mercoledì 13 gennaio 2010




Intervista di Azar Karimi con il sito Women in the City
10.01.10
STANDING OVATION PER AZAR
di Zenab Ataalla

Parla la giovane studentessa iraniana, figlia di esuli politici nel nostro Paese, che con la sua testimonianza sulla protesta di Theran ha commosso Pier Ferdinando Casini all’ultimo congresso UDC

Incontro Azar alla manifestazione di solidarietà con il popolo iraniano, organizzata davanti all’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma.
Appena la vedo sono tre le cose che mi colpiscono: la figura minuta, gli occhi profondi color onice, ed il tono di voce con cui mi saluta, che lascia trasparire la sua grinta. D’altronde il suo nome significa “fuoco” in persiano.
Azar ha 23 anni, è nata e cresciuta a Roma, ed è iscritta al terzo anno di Giurisprudenza alla Sapienza. Dell’Iran, il suo paese, sino ad oggi ha potuto ascoltare solo i racconti dei suoi genitori: 30 anni fa, dopo la Rivoluzione e la grande repressione di Khomeini contro i dissidenti interni, il padre e la madre, allora giovani studenti universitari anch’essi, costretti a fuggire, sono giunti in Italia come rifugiati politici.
Attivisti per i diritti di democrazia e libertà, i genitori , hanno continuato la loro attività politica anche qui: una costante che ha fatto da sfondo alla vita di Azar. Da bambina segue i genitori alle manifestazioni contro il regime degli Ayatollah che gli attivisti promuovono in tutta Europa, a 14 anni è in piazza con un gruppetto di ragazzi figli di esuli politici come lei. Nel 2006 ottiene la licenza liceale, si iscrive a Giurisprudenza, e fonda l’associazione Giovani Iraniani in Italia.
La protesta scoppiata in Iran a giugno, dopo la contestata rielezione di Mamhud Ahmadinejed alla presidenza del Paese, con migliaia di persone in piazza, donne e uomini, giovani ed anziani, non ha sorpreso Azar. Mi spiega: “La repressione dura da 30 anni, la gente non ne può più. E dopo le ultime elezioni, ha detto basta. Le ragazze di Tehran, di Mashad, e di altri centri con cui sono in contatto, mi ripetono tutte la stessa cosa: continueremo a manifestare finchè otterremo diritti e democrazia, la repressione non ci fermerà.”.
A metà dello scorso dicembre, Azar Karimi, con il suo intervento a difesa del diritto alla protesta degli iraniani contro il regime teocratico, ha appassionato la platea dei delegati del congresso dell’UDC. Stretta tra Lorenzo Cesa e Pierferdinando Casini, che l’ha abbracciata a lungo assicurandole il sostegno della sua formazione politica, mentre il congresso tributava alla giovane una vera e propria standing ovation.

Women in the city. Azar, sei iraniana nata in Italia, come hai vissuto la tua infanzia?
Azar Karimi. Ho vissuto relativamente bene, da cittadina italiana, come una persona normale. Integrata bene e con tanti amici. Ma ho sempre sentito di avere qualcosa di meno rispetto ai miei coetanei.
Io non potevo e ancora non posso andare nel mio Paese, tornare a casa, visitare la città dei miei genitori, la nostra famiglia, i miei nonni. Questo, perché i miei genitori sono esuli politici, dissidenti del regime dei mullah, tornare in Iran per loro significa la prigione e la morte.
Quando ero piccola, questo non potere tornare in Iran mi poneva sempre tante domande, e non riuscivo a comprendere veramente la ragione. Crescendo, ho capito: lo status di rifugiati politici dei miei genitori si è trasmesso automaticamente anche a me, quando sono nata.
Quindi, nonostante io abbia la cittadinanza italiana dall’età di 18 anni, andare in Iran mi è praticamente vietato: potrei essere arrestata, non ho la certezza del ritorno. Lì i miei genitori sono conosciuti, ed è conosciuta la loro attività politica.

Witc. Quale è il sentimento che più di tutti segna una ragazza come te, figlia di perseguitati politici? La paura? Anche qui, in Italia?
A.K. Paura per me, certamente no, perché vivo in un Paese democratico, dove c’è libertà, quella che tanti miei coetanei iraniani sognano di ottenere. Paura per la mia famiglia, in Iran, insieme al rimpianto di non poterli vedere, si.
ero più piccola, la paura più grande la provavo per i miei nonni. Sentivo le loro voci e i racconti al telefono: vivevano sotto la pressione delle milizie, non potevano lasciare insieme il Paese per venirci a trovare, solo uno per volta. I periodi consentiti erano sempre più brevi, e quando il nonno o la nonna decidevano di venirci a trovare, cominciavano a ricevere minacce telefoniche.
Una volta al mese mia nonna veniva portata in commissariato per essere interrogata, ed una volta è stata incarcerata con mia zia per un mese intero. I carcerieri le raccontavano che mia madre era stata uccisa, oppure che sarebbe stata assassinata se lei non fosse riuscita a convincerla a smettere la sua attività politica contro il regime. A mia madre venivano inviate le stesse minacce: se non avesse smesso, i suoi genitori, tutta la famiglia, sarebbero stati giustiziati. Naturalmente sia noi che i nostri parenti in Iran sapevamo che nulla di quello che diceva il regime era vero, ma la paura rimaneva.

Witc. Quale il tuo punto di vista sull’attuale situazione in Iran?
A.K. Penso che in Iran siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Adesso la gente che manifesta sa quello che vuole: il rovesciamento del regime e di tutti gli apparati che gli ruotano intorno. L’obiettivo sono democrazia e elezioni libere.
Da quando sono iniziate le manifestazioni di piazza, io e i miei amici proviamo una grande preoccupazione per quanto avviene laggiù, per la repressione, per il sangue versato, ma nello stesso tempo siamo elettrizzati perché qualcosa sta cambiando.

Witc. A cosa pensi quando dici “cambiamento”?
A.K. Cambiamento per me è la volontà della gente, nel senso che oggi gli ayatollah non possono più nascondere che c’è una forte opposizione popolare alla loro politica. La gente vuole apertamente la caduta del regime teocratico e l’instaurazione della democrazia.
Pochi giorni fa ho visto un breve video nel quale si vedono manifestanti che prendono d’assalto un gruppo di poliziotti, riuscendo a metterli in un angolo. Si vedeva chiaramente che i poliziotti avevano paura: la gente gli tirava i sassi addosso, mentre loro scappavano pur essendo armati.
Fino a qualche mese fa queste cose non si vedevano. Come non si vedevano bruciare le foto di Khomeini per strada, o gridare slogan come “morte al dittatore”. Adesso è ben chiaro che quando si sente gridare “morte al dittatore” significa dire morte a lui, al suo governo ed al suo regime.

Witc. Gli analisti occidentali dicono che la protesta ha messo in luce nel paese una spaccatura sociale, a protestare sarebbe l’elite intellettuale e benestante. Quale è il tuo punto di vista?
A.K. Sono convinta che non sia così: la protesta è trasversale, e coinvolge giovani e anziani, donne e uomini, tutti gli strati sociali. Un nipote di Moussavi è stato ucciso, il figlio di un membro del regime è stato torturato, seviziato e poi ammazzato in carcere.
È una pretesta generale, ciascuno ha vinto la propria paura ed è sceso in piazza. Il malcontento che serpeggiava da trentanni è esploso.
In prima fila ci sono migliaia di donne. Perché sorprendersi? L’Iran è un paese giovane, le ragazze vanno a scuola da cento anni, vanno all’università, lavorano. Il regime misogino le ha sempre trattate in un modo animalesco, brusco. Imponendo una condizione di sottomissione, di inferiorità legale; le donne iraniane sono represse, sorvegliate nell’abbigliamento, separate dagli uomini nello spazio pubblico.
Vivere una condizione di questo genere è impensabile, la donna non è una proprietà. Penso che il regime abbia sempre temuto la nostra potenza, perché in un modo o nell’altro le iraniane gli hanno sempre dato filo da torcere, e per questo Neda, la studentessa uccisa nel corso delle manifestazioni, è diventata il simbolo di tutta la protesta iraniana.
Dall’altra parte, nella provincia iraniana o nei quartieri cittadini degradati si sono anche molti analfabeti, molti disoccupati e molti drogati. Se metti una persona nella condizione di restare analfabeta, di avere la droga e di non avere un lavoro, sei sicuro che difficilmente riuscirà a ribellarsi.



Witc. La tua associazione conta più di 50 soci fondatori, che rapporti riuscite ad avere con gli studenti della protesta che vivono in Iran?
A.K. Avere rapporti è difficile, le possibilità di comunicare sono sempre più problematiche perché il regime ha censurato tutte le reti e ha bloccato le schedi telefoniche. C’è chi usa i cellulari e fa video istantanei o foto che poi passano di mano in mano.
Di certo, posso dire che i giovani iraniani non si fermano per la censura del regime, anche loro sanno come muoversi.

Witc. In questi giorni è circolata il video di un ragazzo che si era velato come le donne per protesta...
A.K. La storia non è proprio così; questo ragazzo è stato arrestato durante una manifestazione e portato in carcere. Lì, per umiliarlo, gli hanno fatto indossare un velo da donna in testa, e poi è stato fotografato. Le foto sono state fatte circolare nel Paese, ma l’effetto è stato contrario a quanto sperava il regime. I giovani che hanno visto le immagini hanno deciso di manifestare la propria solidarietà al compagno, tutti hanno indossato veli da donna, e si sono fatti fotografare. Le cosa è continuata per giorni, e le foto circolano ancora.
Quello che voglio dire è che i giovani, le donne, trasformano ogni evento grande o piccolo in un pretesto per scendere in piazza, così è stato per le elezioni di giugno, per la festa dell’Ashura, per la morte dell’ayatollah Monteseri…
I miei coetanei chiedono libertà di scelta, non è possibile vivere in un posto dove ti possono frustare pubblicamente perché ti piace il rock.

Witc. Tra i giovani si parla del “dopo Ahmadinejead”? Che tipo di governo pensano possibile? Quale il ruolo dell’Occidente?
A.K. Ciascuno ha la sua idea, il denominatore comune per tutti sono elezioni libere, con partiti politici plurali. Chiediamo solo che la gente sia libera di scegliere e votare chi vuole. Maryam Rajavi, presidente del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana in esilio, sostiene la prospettiva di un cambiamento per mano del popolo iraniano e della sua resistenza, l’aiuto dei governi occidentali serve per garantire un passaggio non violento.
Ma sono convinta che in ogni caso la gente ha già scelto di fare cadere questo regime, e come ci insegna la storia iraniana ci riuscirà.
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Witc. Il 19 dicembre scorso sei intervenuta al congresso dell’UDC, ed hai parlato della situazione iraniana. Il segretario Casini ti ha abbracciata, il congresso ti ha applaudita a lungo. Quali i punti forti del tuo appello?
A.K. Ho parlato per circa 4 minuti, ho chiesto solidarietà per i diritti del popolo iraniano, e per la nostra causa. C’erano più di mille persone. Ero molto emozionata, la strizza mi venuta appena mi hanno comunicato che sarei intervenuta prima del presidente Casini. Ho pensato subito: “ecco se devo fare una figuraccia, la farò per bene”. Il congresso ha accolto benissimo il mio intervento, molti poi mi hanno detto di essere rimasti colpiti dal fatto che un volta tanto non si era parlato in politichese, ma concretamente e con il cuore. Sono stata molto applaudita, e il presidente Casini mi ha preso per mano. Eravamo tutti emozionati.

Witc. Cosa dovrebbe fare a tuo avviso il Governo italiano di fronte alla protesta iraniana?
A.K. Dopo le elezioni del 12 giugno, l’Italia è stato l’unico Paese che ha lasciato aperte le porte della sua ambasciata per tre giorni, permettendo a 80 persone di ottenere il visto.
Poi, mettendo da parte i diversi impegni istituzionali, poco di pratico è stato fatto. Ronchi, il ministro delle Politiche Europee, ha espresso più volte la sua solidarietà al popolo iraniano, chiedendo la cessazione della repressione, e l’adozione di una mozione al Parlamento europeo.
Aldilà di altre generiche attestazioni di solidarietà, di concreto non è stato fatto nulla, e chi dovrebbe parlare in questo momento, tace.

Witc. Come vedi l’informazione dei media italiani sulla situazione in Iran?
A.K. L’informazione è episodica, non viene mai approfondito il contesto, il reale bilancio dei morti, degli arrestati, il fatto che regime ha dichiarato di voler giustiziare le persone fermate durante le manifestazioni degli ultimi giorni. Bisognerebbe fare giornalismo investigativo, inchieste sul numero vero dei morti: quanti sono veramente i manifestanti morti o arrestati, su 6 milioni di persone in piazza? Il numero è altissimo, per non parlare dei dispersi.
Lo dicono le organizzazioni non governative, come Amnesty International che si sta impegnando moltissimo. E ce lo dicono i giovani attraverso Twitter. Ma se ascolti il nostro telegiornale, il bilancio è sempre bassissimo. Anche se importante che comunque se ne parli.

Witc. Cosa ti aspetti dal futuro?
A.K. Spero il prossimo anno di poter festeggiare in Iran il capodanno e di stare insieme ai miei parenti.